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l'importanza di essere FELICE

C'è davvero bisogno che ve lo dica?

Più CALDE che MA(N)I!

Pubblicato su 21 Settembre 2013 da Felice M. Campolo

“Mi chiamo Davide, ho nove anni e per un po’ di giorni sono morto. Tutti dicono che è stato Padre Pio a guarirmi, ma io lo so che è stato il dottore antipatico.” Eh si, il primo romanzo di Giovanna Zucca sin dall’incipit, si presenta per quello che è: la storia di un miracolo. Il miracolo che vede la vita vittoriosa sulla morte e l’armoniosa melodia dei sentimenti umani colmare il vuoto e il silenzio dell’incomunicabilità. L’autrice del romanzo, in modo sapiente e delicato, utilizza gli occhi dei suoi personaggi come voce narrante di una storia commovente e romantica che narra la storia di Davide, un bambino di soli nove anni entrato in coma a causa di un tragico incidente, protagonista di un sonno che non lo priva dei sensi, anzi lo rende attento osservatore dell’equilibrio emotivo così complesso del mondo degli adulti, diventando custode dei pensieri, delle gioie e delle sofferenze di tutti coloro che attendono speranzosamente il suo risveglio.“…Sono alla TAC da un sacco di tempo, a volte dormo a volte no. A un certo punto mi hanno portato su un altro lettino che si muove. Faceva freddo lì dentro ma, per fortuna, le dottoresse dell’ambulanza mi hanno coperto con una cosa che mi pareva quella carta che avvolge il pollo allo spiedo che mamma compra quando non ha voglia di cucinare. Faceva lo stesso rumore. Sento la voce di Pino che dice a tutti di uscire. Poi il lettino zzz va indietro. Pino mi parla, ma la voce esce come alla radio: <<Davidì, ora sentirai un rumore, non spaventarti è normale>>. Ma io non sono spaventato e non ho neanche paura…“ Davide è l’eroe dal cuore impavido, non solo perché guarda alla vita con l’incanto dei suoi anni, ma soprattutto per contrastare la paura che vivono tutti quei “grandi” che inevitabilmente gli vogliono bene, che credono poco in loro stessi, ma che hanno piena fiducia nella grande forza di un bimbo, che vede nel calore delle mani il modo più semplice per misurare la capacità affettiva delle persone. Mani Calde è una storia comune che ha dello straordinario ora nella genuinità dei contenuti, ora in un lessico spontaneo, leggero e allo stesso tempo profondo e intimo. Giovanna Zucca nella stesura, forse per caso, forse per diletto, forse perché non poteva farne a meno, diventa anche lei protagonista della storia nelle vesti a lei più consone di infermiera, nel tentativo, eccellentemente riuscito, di prendersi cura delle sorti delle sue creature e delle emozioni del suo pubblico lettore.

Più CALDE che MA(N)I!
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